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Di Déco, pareti attrezzate e ceramica

L’ottavo numero di “Ceramica e Arti Decorative del Novecento” non poteva non esordire con un ricordo di Doretta Davanzo Poli, che recentemente ci ha lasciato, affidato alla penna e alla memoria di Maria Beatrice Bertone. Pioniera degli studi sul tessuto antico e moderno, Davanzo Poli ha marcato il passo nel campo degli studi di storia della moda e del costume, svincolandola dal ruolo spesso ancillare affidatole dalla storia materiale o dalla storia dell’arte, per divenire – in senso compiuto – disciplina autonoma e di primo piano. Nel quarto numero di CAD900 (2019), Doretta ci aveva accompagnato alla scoperta dei ricami e dei merletti della ditta veneziana Jesurum e, in particolare, di quelli disegnati da Giulio Rosso con forme arcaicizzanti e vernacolari, tra i più interessanti dell’Art Déco italiano.

Esattamente il Déco è uno dei protagonisti centrali di questo numero, a partire dall’interessante disamina di Cristina Beltrami sul caso – quasi sui generis – dello spostamento “pierre à pierre” dell’Hôtel de Massa, a Parigi, avvenuto nel 1927 e il conseguente ri-arredo a opera di Maurice Dufrêne, responsabile arredi e décor delle Galeries Lafayette.

Interessante notare come il legame tra Grandi Magazzini e Déco rappresenti uno degli aspetti peculiari dell’entre-deux-guerres: non dimentichiamo il ruolo centrale giocato dai magazzini La Rinascente, in Italia, e dalle collezioni disegnate per essa da Gio Ponti, sul quale si giocano molte partite nel campionato dello sviluppo del gusto moderno italiano. Su questo punto il saggio di Stefano Andrea Poli dedicato alla parete-cruscotto teorizzata e realizzata da Ponti fra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, si rivela decisivo nel fare il punto sull’approdo delle riflessioni dell’architetto milanese sulla modernità, riflessioni imbastite sulle teorie di Le Corbusier e che lo porteranno a traghettare alcune istanze Déco nel secondo dopoguerra, dove saranno rimasticate e rielaborate in senso del tutto nuovo.

Tornando all’Hôtel de Massa, tra i capolavori del Déco francese, colpisce l’uso di lampadari in vetro di Murano che appaiono opera della ditta Cappellin, molto affermata nella Parigi del tempo, che ci raccontano della grande popolarità che i vetri lagunari riscuotono oltralpe, in particolare dopo i successi ottenuti alle Biennali di Monza.

Non sono, però, solo vetri e merletti a segnare il grande successo del “Made in Italy” degli Anni Ruggenti, bensì anche la ceramica, in particolare quella innovativa e “neoclassica” della Richard-Ginori capitanata dal giovane Gio Ponti. Come delinea il bel saggio di Howard J. Lockwood, questi tre elementi peculiari del Déco italiano riscossero un notevole successo allo Stedelijk Museum di Amsterdam, in occasione di una mostra di arti decorative italiane moderne, nel 1931. Che la ceramica sia uno dei cavalli di battaglia delle arti decorative (e non solo) italiane, lo dimostra il fatto che molti contributi di questo numero sono dedicati a questa pratica. Il saggio di Stefano De Martis si concentra sulle manifatture minori nell’ambito della Ceramica romana. Giorgio Levi (che dedica anche un pezzo ai disegni di Tomaso Buzzi per la Galleria della Ceramica alla Triennale di Monza del 1930) analizza le ceramiche a fasce colorate di San Giovanni alla Vena, delineando una fattura di qualità paragonabile a quella della ditta Rometti, quando lasciata nelle mani di autori meno blasonati di Cagli o Baldelli. Teresita Scalco parla di un carteggio tra Paolo De Poli e Pietro Melandri, maestri dello smalto su ceramica e su rame, dimostrando le reciproche influenze, stima professionale e ammirazione artistica.

Ma la ceramica non è solo arte decorativa: per la ricerca artistica – nel secondo dopoguerra come oggi – rappresenta uno dei media più apprezzati anche dalle giovani generazioni, soprattutto in Italia. In questo senso Claudia Casali offre un ritratto di Alfonso Leoni, partendo da una mostra del MIC di Faenza dedicata all’artista che ripropone una delle figure più interessanti della vitale scena artistica faentina degli anni Sessanta e Settanta. Enzo Biffi Gentili dedica invece la sua attenzione a un artista mid-career, Andrea Salvatori, che fa della ceramica e dell’uso dei vasi – prodotti o trovati – il centro della sua pratica artistica, sottolineando come, partendo dalla passione collezionistica vascolare dell’artista, quest’ultimo sia capace di rivitalizzarli e di riattualizzarli, anche “costringendoli” a incontri-scontri forzati con altri oggetti e materiali con echi fortemente surrealisti o comunque immaginifici.

Come in ogni numero, concludono il volume le recensioni di mostre e pubblicazioni. Da segnalare, in particolare, le mostre, che si confermano essere un momento di riflessione e anche di rimessa in discussione delle opere, dei materiali, degli archivi, sottoponendoli alla prova fenomenologica dell’esperienza e non solo a quella teorica della scrittura: Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist, alla Triennale di Milano, grande retrospettiva dedicata a uno dei più grandi designer della storia, inaugurata il giorno prima della sua scomparsa (Ali Filippini); Ritorno al Barocco: Fontana, Leoncillo, Melotti che fa il punto su uno dei temi più interessanti dell’arte e della cultura visiva del secondo Novecento (Matteo Bonanomi); Carlo Scarpa. Vetri e disegni 1925-1931, rassegna dedicata nel 2019-20 dal Museo di Castelvecchio a uno dei maestri dell’architettura italiana e alla sua collaborazione con Giacomo Cappellin (Cristina Beltrami).

a cura di Matteo Piccioni

CONTENUTI

Editoriale

1. Maria Beatrice Bertone – Doretta Davanzo Poli e l’infinita ricchezza dei prodotti artistici

Saggi

2. Cristina Beltrami – I lustre dell’Hôtel de Massa: un’ennesima traccia di Murano a Parigi

3. Howard J. Lockwood – The end of an era: the Stedelijk Exhibition of 1931

4. Stefano De Martis – Ceramica romana: nuovi studi e approfondimenti

5. Giorgio Levi – Anatomia di uno stile: le ceramiche a fasce colorate di San Giovanni alla Vena

6. Stefano A. Poli – Da l’Ange Volant alle pareti cruscotto. Aspetti dell’opera di Gio Ponti fra Palladio
e Le Corbusier (1926-1952)

7. Claudia Casali – Alfonso Leoni, genio ribelle

8. Enzo Biffi Gentili – Col-lezioni magistrali di Andrea Salvatori

Archivi

9. Giorgio Levi – Una prima ricognizione dei disegni di Tomaso Buzzi per la Galleria della Ceramica
alla Triennale di Monza del 1930

10. Teresita Scalco – Paolo De Poli e Pietro Melandri. Corrispondenze di vita e smalti

Recensioni

11. Giovanni Erbacci – Il Camino Dei Fenicotteri – I disegni dei Casanova dall’Æmilia Ars alla Rocchetta
Mattei

12. Dario Matteoni – Sullo sfondo del déco la collaborazione di Enrico Cagianelli con la Manifattura
Santarelli: il caso del Vaso di Pan e varianti

13. Cristina Beltrami – Carlo Scarpa. Vetri e disegni 1925 – 1931

14. Vincenzo Sogaro – L’ombra agogna alla luce, la scoperta del segno d’arte di Guido Andlovitz nel
Palazzo Italia, Varese-1938

15. Fiorella Bulegato – Carlo Moretti. Vetro e design

16. Matteo Bonanomi – Ritorno al barocco: Fontana, Leoncillo, Melotti

17. Ali Filippini – Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist